Mi piace moltissimo visitare i cimiteri monumentali. In questo caso, poi, era importante per capire una parte di storia che appartiene anche a noi italiani.
Fino alla seconda guerra mondiale una parte della Slovenia era italiana. La Valle dell’Isonzo, Caporetto, le grotte carsiche sono nomi che dalle scuole elementari rimbalzano nella testa di qualsiasi alunno – anche se non sempre vi si fermano!
A Lubiana e sul territorio sloveno si sono incrociati e combattuti eserciti e nazioni differenti, ciascuna delle quali ha lasciato il suo segno e i suoi caduti.
Una sezione del cimitero monumentale di Lubiana è dedicata ai caduti italiani. Dopo la visita alla capitale, abbiamo deciso di provare a visitarlo, anche se non mi era chiaro se i cani potessero entrare. All’ingresso non abbiamo trovato indicazioni specifiche (forse erano scritte in sloveno, ma, purtroppo, non sono in grado di comprenderlo), così, cautamente, siamo entrati con Atena.
L’ingresso non è differente dai tutti gli altri grandi cimiteri. Abbiamo consultato la cartina per trovare la parte che ci interessava e ci siamo diretti subito lì. Dopo la folla di Lubiana, questo luogo emanava una sensazione di pace ancora più grande.
Passeggiavamo in silenzio lungo uno dei viali principali, quando all’improvviso ho girato la testa e mi sono accorta di quella cancellata in ferro battuto.
Ho sentito un nodo allo stomaco. Il cancello sembrava chiuso, appoggiato con nuncuranza. Sembrava abbandonato, dall’interno era puntellato con una spranga. Invece, è stato sufficiente appoggiare una mano perchè si aprisse subito, con una timida spinta. Sembrava ci aspettassero. Sembrava che tutte quelle piccole croci di pietra fossero lì in attesa di un gesto pietoso da tanto tempo.
Eravamo da soli, in questo piccolo recinto chiuso, separato dal resto del cimitero. Tra le tombe e lungo i vialetti spuntava l’erba.
Mi ha fatto male vedere queste croci abbandonate. Tutti questi figli, questi Italiani, morti perché la Patria chiamava e oggi lasciati qui. Così.
Sono partiti, alcuni un secolo fa, e non torneranno mai in Italia. Sono morti per lei, ma non la vedranno più. Quando se ne sono andati tutto era diverso. Inseguivano sogni, speranze, amori, delusioni o dolori. Appartenevano ad un’Italia dove ancora governava un Re. Qualcuno li attendeva a casa. Ma il loro esilio non aveva avuto fine. Forse i loro cari erano venuti fin qui per portargli un fiore, salutarli per l’ultima volta. E tornare in Italia.
Qualcuno prima di noi è passato e ha lasciato un segno, un fiore, una luce. Io non avevo nulla. Ho pensato che scrivendo queste parole forse avrei potuto riportare in Italia almeno un loro ricordo.
Il cancello del sacrario italiano. Le croci dei caduti italiani. Le croci dei caduti italiani Il sacrario tedesco