Nonostante la giornata da lupi siamo partiti per Bologna e il Festival dell’Oriente. Ne è valsa davvero la pena!
Non potevo perdermi l’occasione di viaggiare tra medio ed estremo Oriente percorrendo solo pochi chilometri. Così alle 10.30, orario di apertura di Bologna Fiere, eravamo già davanti alle casse pronti ad entrare. Questa volta abbiamo scelto di lasciare Atena, la nostra levriera, a casa e, col senno di poi, abbiamo fatto bene. All’interno della manifestazione c’erano parecchi cani, ma la nostra soffre molto il rumore e la confusione. E, inutile dirlo, il Festival dell’Oriente è una vera e propria festa di musica, suoni e colori.

Festival dell’Oriente – Esercito di terracotta
Ci ha accolto una bella esposizione di costumi tradizionali: dagli hanbok coreani ai più conosciuti kimono e sari. Tutti a dir poco splendidi. Ben schierato ad accogliere i visitatori c’era anche la riproduzione di una (piccolissima) parte dell’esercito di terracotta cinese e subito dopo – come poteva mancare? – un bel drago dorato.
Tutti noi siamo stati subito attratti dagli stand con prodotti giapponesi: t-shirt di manga e anime, katane e spade di ogni misura, colore e decorazione, miniature, bamboline kokeshi, portafortuna, ventagli e tutto ciò che noi occidentali fin dall’infanzia impariamo ad associare al Paese del Sol Levante.
Quando, con grande fatica, siamo riusciti a proseguire la visita siamo stati catturati dalla Thailandia. Dietro ad un vasto stand ragazze sorridenti con costumi sgargianti proponeva assaggi ad €1 di dolci tipici e frutta. Abbiamo provato il frutto del drago (uno strano frutto dalla buccia fucsia e dalla polpa bianca a pois neri), la torta d’erba, il dolce di palma. Il primo era dissetante ma insapore, la seconda era una gelatina verde particolarmente resistente con delicato sentore di… erba, l’ultima aveva la consistenza e il sapore di un plumcake confezionato.

Festival dell’Oriente – Prelibatezze dal Marocco
Per un attimo abbiamo pensato di farci tentare dall’area wellness, dove un esercito di massaggiatori era già all’opera su decine di visitatori evidentemente rilassati. La lunga coda, però ci ha scoraggiati e abbiamo preferito sederci sui tappeti marocchini a sorseggiare ottimi the al gelsomino e alla menta accompagnati da dolcetti alle mandorle e miele.
Dopo la piacevolissima sosta, abbiamo seguito la musica e siamo arrivati a Bollywood! Musica, colori, ritmi incalzanti ed una forza travolgente hanno invaso ogni angolo del padiglione quando i Bollymasala Dance Company sono apparsi sul palco e hanno fatto ballare almeno un centinaio di persone che si trovavano ad assistere o passavano di lì per caso.
Prima di cercare un chiosco dove provare sapori esotici, siamo entrati in una vera yurta mongola, una delle tende utilizzate ancora oggi dai pastori nomadi delle immense steppe della Mongolia. In realtà non siamo entrati proprio tutti… l’altezza degli uomini di casa ha impedito loro l’accesso!
Parlando di Oriente non poteva mancare uno spazio dedicato al benessere e alla spiritualità. Ecco dunque un tempio buddista per la meditazione e tantissime creme e soluzioni per la bellezza di anima e corpo. Per €30 degli speciali scanner individuavano il colore della tua aura e dei veri sciamani ti accoglievano nella propria tenda.

Festival dell’Oriente – Sherbat
Abbiamo sorseggiato un bicchiere di sharbat fresco e per un attimo mi è sembrato di essere trasportata in un giardino profumato da un milione di rose. Lo sharbat è una bevanda tipica afgana fatta con zafferano e acqua di rose, tuttavia pur sapendolo, ero del tutto impreparata alla ricca persistenza di quel sapore che in un secondo ha invaso davvero tutti i miei sensi.
Il pezzo forte del Festival dell’Oriente è la ricostituzione di un villaggio giapponese. In realtà si tratta di una tipica casa in legno immersa in un’ambientazione di laghetti e ciliegi in fiore. Dentro al villaggio si può provare (a pagamento) la vestizione di un kimono nuziale (con cui si può “comodamente” fare una passeggiata in fiera), a disegnare su carta di riso e a cimentarsi nel gioco del Go.
E il pranzo? C’è solo l’imbarazzo della scelta: non potevano mancare cucina indiana, cinese e sushi (noi abbiamo provato quest’ultimo), ma per i più pazienti (le code erano davvero lunghe) c’era anche cucina vietnamita, tibetana, tailandese e il più conosciuto kebab.
Siamo tornati a casa carichi di spezie indiane e con tutti i sensi pieni di un mondo meraviglioso che speriamo di poter incontrare al più presto.
Il giudizio finale? Il Festival dell’Oriente 2018 è stata una manifestazione davvero entusiasmante e ben riuscita che meritava davvero di essere visitata. Se potete vi consiglio caldamente di partecipare ad una delle prossime date di questo evento itinerante.