Gli USA e il Giappone fanno prepotentemente parte della mia generazione, quella nata in Italia tra gli anni ’70 e ’80 infanzia e adolescenza. Forse (anche) per questo motivo dopo aver visitato gli States abbiamo deciso di partire per il Sol Levante.
Organizzare un viaggio in Giappone, per quanto riguarda gli itinerari, è stato molto più semplice rispetto all’America: il sito del Japan National Turism è estremamente chiaro, tanto da fornirti svariati itinerari in base al tempo disponibile, alle zone da visitare e alle tue inclinazioni. E quando parlo di “itinerari suggeriti” intendo che fornisce anche i giorni di permanenza ideale, i mezzi e i tempi di percorrenza per arrivare a destinazione…
Io, come sempre, ho preferito fare di testa mia e ho studiato alcuni itinerari alternativi. Ma qui è sorta la prima difficoltà: se si esclude la notissima Lonely Planet, le guide turistiche per il Giappone sono davvero poche!
Esistono alcune guide che illustrano i cammini religioni, ma niente che approfondisca in maniera davvero esauriente mete meno “internazionali”. Paradossalmente, anche su Internet non va meglio. Si trovano tante informazioni sui luoghi più conosciuti, quasi nulla su tutto il resto.
Così, dopo un po’ di studio, abbiamo deciso di concentrare il nostro tour del Giappone attorno a quattro città principali: Tokyo, Kanazawa, Kyoto e Hiroshima. Spostamenti solo con mezzi pubblici. Cari, ma efficientissimi.
Tour del Giappone in quattro tappe
Dall’Italia l’unica compagnia aerea ad offrire voli diretti per il Giappone è Alitalia dagli aeroporti di Roma e Milano. La destinazione è sempre una: Tokyo. Nessun’altra città giapponese.
Questo implica costruire un tour ad anello o scegliere un volo con scalo (e a costo inferiore). Abbiamo scelto la seconda opzione. Partenza da Milano per Tokyo, ritorno da Osaka per Milano.
Siamo partiti dall’Italia a metà giornata per atterrare all’aeroporto di Tokyo Narita alle 8.30 del mattino dopo. Poiché nessuno di noi riesce a dormire in aereo, siamo arrivati distrutti! … con una giornata piena di esplorazioni che ci attendeva!
Anche per adeguarci con più gradualità al fuso orario abbiamo scelto di fermarci per cinque giorni nella capitale, un incredibile pazzo miscuglio di luoghi futuribili accanto a minimalisti silenziosi baluardi di storia antica.

Alla scoperta dell’artigianato giapponesi
Dopo i neon sfavillanti di Tokyo, a bordo di uno dei più recenti treni superveloci Shinkansen siamo arrivati a Kanazawa. Una cittadina splendida e ancora lontana delle orde turistiche. Fino al 2015 era raggiungibile solo tramite treni espressi o interregionali e questo ha fatto sì che si mantenesse, in un certo senso, intatta, uno scrigno prezioso dove antichissime tradizioni artigianali ancora esistono e si perpetuano, insieme a quartieri e stili di vita che sono sopravvissuti al tempo e alle guerre.
Sono moltissimi i musei che offrono laboratori ed esperienze di artigianato tradizionale… che ovviamente abbiamo provato!
Durante la nostra permanenza a Kanazawa abbiamo visitato il minuscolo paese di Ogimachi, sperduto tra le Alpi giapponesi. Doveva essere una chicca lontana dai turisti, ma abbiamo capito che, come noi, parecchi tour operator italiani si affidano alla Lonely Planet nella pianificazione dei viaggi di nozze… mai trovate così tante coppie italiane come in questa giornata lontana dalle città!!!

Kyoto grandezza e tradizione
Dopo un nuovo tratto in Shinkansen siamo arrivati a Kyoto. Pianificare la visita di Kyoto non è stato facile: ha letteralmente migliaia di templi, ciascuno con la propria particolarità. Essendo la nostra prima volta in città, abbiamo scelto i templi e le mete più tradizionali.
Così il primo giorno ci siamo persi tra la folla del tempio di Kiyomizu dera e del quartiere di Gion, dove sciami di finte geishe starnazzanti facevano selfy in qualsiasi angolo della strada.
Il secondo giorno abbiamo tentato di allontanarci dal caldo della città per raggiungere il quartiere di Arashiyama famosa per l’evocativa foresta di bambù. Non prima, però, di aver incontrato le scimmie autoctone in un parco dal quale si gode una vista unica di Kyoto. Al tramonto abbiamo raggiunto lo scenografico tempio di Fushimi Inara Taisha dove migliaia di tori rossi si ripetono per più di 4 chilometri fin sulla sommità della collina.
Prima di ripartire abbiamo visitato lo spettacolare Padiglione d’Oro, che come in una cartolina riflette il suo splendore nell’acqua di un laghetto. Non poteva mancare un passaggio nel favoloso castello di Kyoto, dimora di uno dei maggiori Shogun del Giappone. Qui camminare è stato quasi… esasperante! E’ stato posato infatti il cosiddetto pavimento usignolo, che cinguetta – letteralmente – quando ci si cammina sopra. E poichè di turisti ce n’erano parecchi, vi lascio immaginare l’allegro concerto! Lo scopo originario era quello di segnalare l’arrivo di un visitatore, amico o nemico che fosse.

Himeji, il castello dell’Airone Bianco
Tra Kyoto ed Hiroshima abbiamo fatto tappa a Himeji, una cittadina famosa in tutto il Giappone per il suo castello, uno dei rarissimi esempi di fortificazione arrivata intatta dal medioevo nipponico.
La visita dura un paio d’ore ma ne valeva la pena. Attorno si trovano anche splendidi giardini che invitano alla pace e alla meditazione.
Hiroshima, un salto nel tempo
Abbiamo scelto di allungare il nostro viaggio fino ad Hiroshima: per noi che la abbiamo studiata fin da bambini è quasi un luogo mitico, ammantato di leggenda. Eppure è dolorosamente reale, così come reali sono stati il dolore e la disperazione che ancora oggi si respirano nei luoghi che ricordano il disastro della bomba atomica.
Tuttavia Hiroshima non è solo questo. Oggi è una vivace cittadina che si affaccia sul Mare Interno. E proprio qui si trova un vero e proprio gioiellino, l’isola di Miya-jima, famosa per il suo gigantesco tori fluttuante sulle acque.
Prima di ritornare in Italia abbiamo fatto sosta a Kobe, un nome che per noi era di per sè sinonimo di carne deliziosa.
… e non siamo rimasti delusi!

Se vuoi conoscere tutti i particolari del nostro viaggio in Giappone, continua a seguirmi!